Il progetto Hospitis nasce dalla volontà e dalla progettualità della nostra Fondazione, che opera da sempre per il recupero e il rilancio dei piccoli borghi italiani. In riferimento al Progetto Pilota Nazionale, allora, ecco le considerazioni del nostro Presidente, Ivan Stomeo.

Esattamente di cosa si occupa la Fondazione Futurae?

Fondazione Futurae nasce sostanzialmente per curare il tema del terzo settore nei piccoli comuni, su impulso dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia. Avendo tra i soci fondatori anche le due Cooperative di Comunità pugliesi di Melpignano e Biccari, la nostra realtà intende mettere al centro dell’azione quotidiana la persona e le comunità di persone, andando a gestire iniziativa progettuali di livello locale, regionale, nazionale ed europeo e promuovendo i processi di rigenerazione urbana capaci di promuovere nuove attività micro-economiche connesse all’ospitalità turistica, alla diffusione di pratiche culturali e allo sviluppo delle comunità energetiche, oggi molto attuali.

Come nasce il progetto Hospitis e quali sono le ricadute attese?

Da sempre poniamo al centro della nostra azione le comunità, i cittadini, le persone, i borghi. Con Hospitis abbiamo l’ambizione di ridurre il divario tra Nord e Sud in Italia, che da sempre viaggiano a velocità differenti dal punto di vista economico e produttivo, sociale e ambientale. Hospitis intende creare un grande albero diffuso fatto di comunità dove il cittadino è al centro dello sviluppo sociale e dove il turista si sente cittadino temporaneo di quei luoghi, di cui puntiamo a valorizzare l’autenticità più recondita. Ogni borgo ha un suo “saper fare”, è rappresentato dalle sue tradizioni e peculiarità, ogni luogo è un’esperienza a sé. Vogliamo mettere in rete questa ospitalità a livello nazionale mantenendo l’autenticità di ogni territorio. Far sentire il turista cittadino temporaneo di quel luogo.

Cosa si augura per il prosieguo del progetto e cosa vorrebbe dire ai turisti che soggiorneranno nei borghi della rete Hospitis?

Occorre fare una premessa, non si può promuovere veramente un borgo se poi questo non si sviluppa, se poi non si offrono servizi adeguati. Per poter far sentire il turista cittadino, servono le infrastrutture: digitali, di mezzi, di ospitalità, di ricettività. L’esperienza della pandemia ci ha dimostrato che nei piccoli borghi si può vivere e lavorare, un americano può vivere in un Comune di 200 abitanti e fare ciò che faceva a NY, ma se a queste persone non dai gli strumenti per lavorare anche nelle aree marginali, allora raccontiamo qualcosa che non esiste. Il progetto deve fornire questi strumenti modernizzando i piccoli borghi senza snaturarne l’autenticità. Un’innovazione tecnologica che incontra la tradizione, solo così posso dire al turista di venire a vivere un’esperienza nel borgo, ma anche di venire a vivere come cittadino perché le infrastrutture e i servizi sono quelli di una città. Non dimentichiamoci poi che i servizi, soprattutto quelli digitali e per smart working, possono essere quelli di una città, ma l’empatia, la vicinanza e lo stile di vita sono unici, la qualità della vita nei piccoli Comuni è nettamente superiore. Questo ci spinge a mettere in rete i 40 Comuni del progetto Hospitis, promuovendone non solo la ricettività ma anche le infrastrutture. Vorremmo che lo sviluppo rendesse i piccoli borghi maggiormente abitabili sia da parte dei cittadini autoctoni sia da pare di chi arriva da fuori, mantenendo però intatte tradizioni e comunità.

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