Non solo recupero delle strutture e ripristino di un tessuto economico e sociale in grado di offrire lavoro e futuro ai giovani, ma anche la sostenibilità ambientale e il rispetto della natura che circonda i borghi. Di questi due capisaldi del progetto Hospitis abbiamo parlato con Mauro Marchetti, ex direttore dell’area della ricerca del CNR di Sassari.

Dottor Marchetti, qual è il suo coinvolgimento all’interno del progetto Hospitis?

Innanzitutto non rappresento il CNR come ente istituzionale (che è coinvolto in maniera indiretta nel progetto), ma collaboro con la società Albatros di cui avete già parlato. Nei dettagli mi occupo della direzione scientifica e tecnica, cercando di portare avanti quelle che sono le tematiche nelle quali ho maturato esperienza e competenza nel corso della mia carriera, ovvero la chimica sostenibile e la chimica ambientale nonché l’energia sostenibile. Questi sono argomenti molto importanti per Hospitis e per Albatros: deve infatti essere portata avanti una visione di sostenibilità, con la realizzazione di edifici moderni in bioarchitettura dotati di sistemi energetici ad alta sostenibilità e circondati da un ambiente favorevole dal punto di vista ecologico. Oltre al discorso sugli immobili, portato avanti da ingegneri e architetti, c’è poi l’evoluzione informatica dei borghi per evitare un isolamento fine a se stesso. Albatros si sta proprio occupando di fotografare e catalogare i Comuni italiani (i Borghi in particolare) per informatizzarli e accompagnarli in una transizione digitale fondamentale per il ripopolamento di ritorno. Questa è la grande sfida di Hospitis e, in generale, del futuro delle aree interne. Le mie competenze, che sono ambientali, le metto dunque al servizio dei colleghi informatici al fine di realizzare una “connessione olistica” delle aree marginali.

Quali sono le ricadute attese e sperate per il progetto Hospitis?

Spero si possa fruire di spazi abbandonati portandoli alla rivitalizzazione, ma la rivitalizzazione dei borghi, la messa a disposizione di spazi comuni e l’informatizzazione dovrebbero richiamare le persone che oggigiorno vivono in città in situazioni sempre più difficili. Per convincere le persone ad abitare nei borghi è però indispensabile la connessione e i luoghi devono essere informatizzati. Spero che il progetto porti al recupero di immobili abbandonati e alla riaffermazione umanistica de paesi stessi, capaci cioè di rivivere un nuovo umanesimo divenendo poli attrattivi per persone sia autoctone andate via per lavoro, sia italiane e straniere provenienti da altri luoghi. Questo sarebbe un risultato straordinario.

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